Posted on Dicembre 30, 2024
Bologna, 26 gennaio 2025, ore 15: “Viaggio nella Memoria”. Tra monumenti ebraici e testimonianze (lette durante il tour), per ricordare i giorni dell’Olocausto…
Un “Viaggio nella Memoria”, nel ricordo storico della seconda guerra mondiale, durante i terrificanti anni del nazismo, ma anche un viaggio nel tempo in Memoria delle discriminazioni che subirono gli ebrei bolognesi, per volere del potere ecclesiastico…
Il Giorno della Memoria è un evento che si celebra in tutto il mondo il 27 gennaio di ogni anno, in ricordo delle vittime dell’Olocausto. Questa è una ricorrenza importante perché sapere e ricordare è un obbligo e nessuno deve dimenticare cosa è accaduto a milioni di persone vittime di barbarie, morte, terrore e persecuzione, in quegli anni. A Bologna, le discriminazioni contro gli ebrei, cominciarono già nella seconda metà del 1500, per volere del Papa.
Con questo tour desideriamo raccontare la storia di un popolo, seriamente discriminato: partiremo da Palazzo Bocchi con le sue iscrizioni ebraiche, continueremo addentrandoci nel Ghetto Ebraico, accederemo all’Oratorio dei Battuti, facendo tappa all’hotel Al Cappello Rosso e, infine, visiteremo la Cappella dei Dieci di Balìa, ove, nelle pareti laterali è possibile ammirare gli affreschi simbolici di Giovanni da Modena che narrano, a sinistra, il trionfo della Chiesa sulla Sinagoga.
Durante il tour verranno effettuate letture, tratte da testimonianze scritte di chi ha vissuto la seconda guerra mondiale.
Prima tappa: PALAZZO BOCCHI…
Il nome dell’accademia, Hermatena, derivava dalla fusione di Hermes, dio dell’intelligenza e della parola, con il suo corrispettivo femminile Atena. All’interno sono conservati affreschi cinquecenteschi di Prospero Fontana. Il palazzo è caratterizzato da un alto zoccolo a scarpa, il cui massiccio bugnato si trova anche sul portone d’ingresso e sulle quattro finestre del pianterreno. Lo zoccolo dell’edificio reca due grandi iscrizioni: una, unico caso in Italia e in Europa di iscrizione in ebraico su un edificio monumentale, che riproduce in caratteri ebraici un versetto del salmo 120 del Salterio e recita: “Signore, liberami dalle labbra menzognere e dalla lingua ingannatrice”; l’altra, tratta dalla I Epistola di Orazio, dice: “Sarai re, dicono, se agirai rettamente”..
Seconda tappa: IL GHETTO EBRAICO…
Della presenza del ghetto ebraico a Bologna, nella seconda metà del 1500, c’è rimasto poco: qualche targa a memoria e per il resto occorre viaggiare di immaginazione lungo le sue strade e visitare il locale Museo Ebraico. Il ghetto ebraico di Bologna è datato 1566, a seguito di un’ordinanza papale. A Bologna il ghetto aveva due accessi che creavano due luoghi separati; ogni accesso aveva un serraglio che veniva aperto la mattina e chiuso alla sera, era piantonato da guardie del papa e presidiato da strutture ecclesiastiche che avevano lo scopo di indurre la conversione attraverso prediche coatte; il ghetto era delimitato da mura costruite appositamente. Per il ghetto degli ebrei fu scelto il quartiere delimitato dall’attuale via Zamboni e via Oberdan, costituito da via dei Giudei, via dell’Inferno, via Canonica, via del Carro, vicolo San Giobbe, vicolo Mandria e non distante dalla originaria zona di insediamento degli ebrei dalla seconda metà del XIV secolo. Il ghetto venne effettivamente chiuso solo per poco tempo nel 1566, a causa degli ostacoli e resistenze a trasferirsi altrove poste dalle famiglie cristiane che qui possedevano casa. Nove furono i punti stabiliti da sbarrare con porte e muraglie; un alto muro, ad esempio, chiudeva il passaggio da via Canonica a via Zamboni. All’interno del ghetto si svolgeva tutta la vita della comunità ebraica e si concentravano i servizi e le istituzioni indispensabili ad essa. Nell’attuale via dell’Inferno, al vecchio civico n. 2638, ora n. 16, si trovava la sinagoga del ghetto nella “Casa dei Buratti”. In ottemperanza alla bolla (ordinanza) pontificia di Paolo IV (1555) una sola doveva essere la sinagoga attiva in ogni ghetto, senza alcun segno esterno di riconoscimento. Le sinagoghe esistenti prima del ghetto e al di fuori di esso vennero espropriate, distrutte o vendute. I bolognesi cristiani furono tuttavia restii a seguire i dettami papali e molte attività economiche intrattenute con gli ebrei, compreso l’utilizzo del Banco dei Pegni per i prestiti di denaro, continuarono, nonostante il ghetto e le ordinanze ecclesiastiche. Fu così che nel 1569 Bologna assiste alla prima cacciata dalla città, ma nel 1586 un’altra ordinanza ne permette il rientro per poi arrivare al 1593 con la cacciata definitiva. Se un ebreo era costretto a transitare da Bologna per una notte, al massimo 3 dietro permesso, poteva pernottare solamente all’osteria Cappello Rosso, oggi Albergo Cappello Rosso, in via dé Fusari.
Terza tappa: PALAZZO DEL MONTE DI PIETA’…
L’edificio, di origini quattocentesche, ospitava in origine i canonici della vicina Cattedrale di San Pietro. Nel XVI secolo vi fu istituito il Monte di S.Pietro (il Monte di Pietà era un’istituzione finanziaria senza scopo di lucro che erogava prestiti di limitata entità in cambio di un pegno). Nel XVIII secolo, il palazzo fu ristrutturato dall’architetto romano Marco Antonio Bianchini in collaborazione con Alfonso Torreggiani. Sulla porta principale, una scultura in terracotta a tutto tondo raffigura una Pietà su Cristo Morto attribuita a Gabriele Fiorini..
Quarta tappa: HOTEL AL CAPPELLO ROSSO…
A Bologna, con oltre seicento anni di storia, l’albergo Al Cappello Rosso vanta una vocazione innata per l’accoglienza. Le prime documentazioni lo fanno infatti risalire al 1375, mentre nel 1712 G.M. Mitelli, insigne storiografo bolognese, nel suo Giuoco nuovo di tutte le Osterie che sono in Bologna, ricorda il Capel Rosso come l’osteria che offriva ai clienti “squisite pernici arrosto ben lardellate e accompagnate da crostini”.
Situato fin dalle origini nella centralissima ed appartata via Fusari, l’albergo è il più antico luogo dell’ospitalità bolognese, tutt’ora attivo. Al tempo era una locanda voluta dal vescovo di Bologna Nicolò Albergati, per assicurare con questo gesto la sua protezione agli ebrei che passavano per Bologna e che potevano fermarsi in città soltanto presso l’albergo Capel Rosso, poiché veniva a trovarsi fuori dalle mura di Bologna (che allora si trovavano a Piazza Maggiore). Per realizzare l’edificio vennero abbattute le casupole esistenti in via dè Fusari. Bologna allora era già frequentata da numerosissimi “forestieri in transito”, che venivano registrati come ospiti, tra i quali vi erano per l’appunto gli ebrei che, da sempre perseguitati, avevano l’obbligo di soggiornarvi: e questo era il luogo ideale, perché trovandosi fuori dalle mura potevano essere protetti e nel contempo tenuti più facilmente sotto controllo.
Quinta tappa: CAPPELLA DEI DIECI DI BALÌA…
La Basilica di San Petronio, dedicata al patrono cittadino (ottavo vescovo di Bologna dal 431 al 450), è la più grande e importante chiesa bolognese (m 132 di lunghezza, 66 di larghezza totale, 47 di altezza).
La costruzione fu iniziata nel 1390 sotto la direzione di Antonio di Vincenzo. Nel 1514 Arduino degli Arriguzzi propone un nuovo modello a croce latina che avrebbe superato in grandezza la chiesa di San Pietro a Roma. Secondo la leggenda Pio IV bloccò la realizzazione di questo sogno megalomane, sollecitando i lavori per la costruzione dell’Archiginnasio. Anche la facciata rimase incompiuta. La copertura della navata maggiore e la chiusura dell’abside furono ultimate solo nel 1663 su progetto di Girolamo Rainaldi e direzione di Francesco Martini. Le navate minori vennero chiuse da muri rettilinei. Celebre fu la Cappella musicale petroniana il cui il simbolo più prestigioso è un organo tuttora funzionante, costruito attorno al 1470 da Lorenzo da Prato: il più vecchio al mondo ancora in uso. Un altro organo più recente (1596) è di Baldassarre Malamini e anche questo è funzionante nonostante i quattrocento anni di vita. Nel 1894 fu aperto il Museo di San Petronio su progetto di T. Azzolini. Infine, tra le cappelle 1 – 2, 9 – 10, 13 – 14 , 21 – 22, si trovano le quattro croci di pietra che, secondo la leggenda, furono poste da San Petronio agli angoli del perimetro della città, definito nei secoli successivi il cerchio delle mura di selenite.
Cappella dei Dieci di Balia: fu restaurata in falso gotico nel 1865 da Albino Riccardi. Di antico resta la decorazione ornamentale con gli stemmi dei patroni (1397) e due grandi affreschi ritoccati da Giovanni da Modena (1420 ca.): a destra “Trionfo della chiesa cattolica sull’eresia” e a sinistra “Redenzione del peccato originale”. In questa cappella, nel 1530, fu incoronato imperatore Carlo V dal Papa Clemente VII-
Sesta tappa: PALAZZO STRAZZAROLI…
Per due secoli gli Ebrei vissero in pace in città. Si stabilirono prevalentemente nella zona interstiziale, posta fra l’antico insediamento romano, che va dalle Due Torri fino a Piazza Malpighi, e l’antico accampamento longobardo che sempre dalle Due Torri si apre a semicerchio verso S. Giovanni in Monte, S. Stefano, S. Vitale e Agricola e S. Donato.
Tale zona interstiziale, incentrata su piazza di Porta Ravegnana, era rimasta per lungo tempo una specie di terra di nessuno, fra Longobardi e Romani, dove si accumulavano le immondizie e dove, per questa ragione principale, le strade avevano nomi indicativi, in senso ironico, come “via dell’Inferno”, “via Bell’andare” ecc. La zona fu bonificata e la via divenne la via de’ Giudei. Il primo immigrato, tale Gaio Finzi, Judeus de Roma, esercito la professione dello “Strazzarolo”, cioè, rivenditore d’abiti usati, e come lui fecero tanti altri Ebrei, cosi che questa fu considerata la loro professione prevalente, al punto da essere inseriti all’interno di una Corporazione come se fossero una particolare categoria d’artigiani: i Giudei, appunto. Il nome completo fu “Corporazione dei Drappieri-Strazzaroli-Pegolotti-Vaganti e Giudei” e aveva sede nel vicino palazzo degli Strazzaroli (Case Malaguti), tutt’ora esistente.
L’evento, che si terrà domenica, 26 gennaio 2025 (con punto di ritrovo davanti a Sala Borsa, a ridosso della Fontana del Nettuno), partirà alle ore 15, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà alle 17. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour.
Costo della sola visita guidata (accoglienza, assistenza, guida turistica e radio guide): € 25,00.
IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.
Commenti recenti