Magia, streghe ed enigmi, un viaggio tra misteri, enigmi, il surreale e l’eretico…
Modena e il suo territorio, preservano un modo di vivere lontano nel tempo, ma che unisce, ancora, uomini e donne di questo lembo di terra emiliana. Una sorta di realtà impalpabile, ma vita, con i suoi misteri, le leggende, , la magia, le superstizioni e i riti propiziatori.
L’alchimia, con l’apprendista stregone di via Coltellini, la città, come centro di studi della cabala ebraica, l’origine del simbolo celtico sulla famosissima “tigella” modenese, Re Artù e il significato della sua presenza sui bassorilievi riportati sulla Porta della Pescheria del Duomo, il palazzo dei Templari, situato in vicolo Masone, l’Osso del Drago, sul lato del Duomo, gli eretici e le streghe, perseguitati e processati presso il più importante Tribunale d’Inquisizione d’Italia, il Ghetto Ebraico, l’acqua e i rifugi segreti e la famosissima e imperdibile leggenda della “Secchia Rapita”, oggetto della contesa tra modenesi e bolognesi, appesa al soffitto, all’interno di una stanza, in quel della Ghirlandina.
Un viaggio serale nel tempo, imperdibile e suggestivo.
Prima tappa: TRA CABALA E ALCHIMIA…
Pochi ancora sono a conoscenza dell’importanza di Modena come centro di studi della cabala ebraica e dell’alchimia durante il Rinascimento. Questa tradizione nasce con Angelochai nipote di Mordechai da Modena e figlio prediletto di Leone da Modena, illustre quanto mai discusso personaggio dedito all’alchimia. Fu lui stesso studioso di Kabalah e praticante alchimista. Mordechai, di origine modenese ma residente a Venezia, insieme al padre Leone, aveva aperto un laboratorio di alchimia insieme a un certo Giuseppe Grillo. Nel 1615, dopo lunghi esperimenti, credette di aver creato 10 once di argento puro, da nove once di piombo e un’oncia di argento. Quello che Mordechai aveva creato era però arseniato di rame! Il processo di creazione durò per mesi e il povero Mordechai morì avvelenato dalle esalazioni del composto chimico da lui elaborato. Secondo il racconto di Leone da Modena il sangue fluiva dalla testa di Mordechai incessantemente attraverso la bocca. Mordechai non fu il solo a cimentarsi in questi esperimenti. Prima di chiamarsi via Coltellini, la stradina che costeggia a sinistra l’attuale Sinagoga prendeva il nome da un certo Daniel Machari, orefice ed alchimista tedesco, assassinato nel suo laboratorio a seguito di un parapiglia durante il quale Daniel avrebbe tentato di ricavare proventi dall’oro prodotto nel suo laboratorio.
Seconda tappa: RE ARTÙ A MODENA…
Uno dei misteri, o almeno una cosa molto strana del nostro Duomo è la presenza nei bassorilievi della Porta della Pescheria dei personaggi della saga di re Artù. Le leggende legate a Camelot ed ai cavalieri della tavola rotonda sono infatti diffuse in Cornovaglia e nel Nord Europa. In Italia si segnalano solo in altri bassorilievi nel Duomo di Bari. Martin Mystère riporta questo fatto in una sua affascinante avventura dandone una spiegazione ovviamente “ mysteriosa”. La nostra ipotesi, forse altrettanto fantasiosa è che a Modena, ed ancor più a Nonantola, era forte l’influsso culturale Longobardo. E questo popolo ha sempre considerato suoi nemici naturali Carlo Magno ed i suoi paladini che nel 774 conquistarono Modena mettendo fine al dominio longobardo. A Nonantola questo fatto segnò una frattura tra il popolo e i monaci, che erano passati dalla parte dei vincitori, che durò fino a tempi recenti. I nonantolani infatti considerarono la loro chiesa non l’abbazia ma la pieve, dedicato a San Michele, patrono dei longobardi. Ecco perché ci sembra plausibile che uno scultore a Modena abbia voluto celebrare le gesta di un re come Artù, disprezzando quel Carlo Magno che aveva sconfitto il suo popolo.
Terza tappa: LA CASA DEI TEMPLARI…
I Templari furono un ordine fondato nel 1118 e sciolto nel 1314, durante questi anni raggiunsero un immenso potere. In Europa possedevano oltre 5000 tra castelli, chiese e palazzi. Il loro scopo ufficiale era quello di proteggere i pellegrini in Terra Santa, ma molte leggende vogliono che in realtà fosse una setta per iniziati con il compito di ritrovare l’Arca dell’ Alleanza e il Sacro Graal. Secondo alcuni le loro conoscenze misteriose ed i riti magici che professavano permisero ai Templari di disegnare la rotta per le Americhe raggiunte, secondo alcuni, molto prima di Cristoforo Colombo. Dopo lo scioglimento secondo alcuni autori i Templari continuarono ad esistere in segreto fino a che da loro nacque la Massoneria. A Modena i Templari avevano un palazzo che ospitava i membri dell’ Ordine durante i loro viaggi, situato in vicolo Masone, chiamato così proprio perché ospitava la Maison des Templaires. Alcuni vogliono che nei muri e nei sotterranei della casa di Modena, come in tutte quelle dei Templari, siano celati tesori e documenti segreti.
Quarta tappa: L’OSSO DEL DRAGO…
Sul lato del Duomo che da su piazza Grande, di fianco alla statua di San Geminiano sovrastante la Porta Regia è posto un enorme osso, fermato al muro con due ganci. Si tratta, secondo la tradizione modenese, di un osso di drago che è stato ritrovato in piazza Grande durante gli scavi del Duomo e che è stato posto a scopo di proteggere i cristiani dalle insidie del demonio che, nel medioevo era raffigurato come serpente o drago. Della presenza dell’ osso si hanno notizie a partire dal 1518 anno in cui però viene citato come presente in quel posto “da sempre”. In realtà si tratta di una vertebra di balena, osso fossile relativamente frequente nelle argille plio-pleistoceniche delle nostre zone. Anche di recente è stato estratto uno scheletro completo di questo mammifero marino nel reggiano. Il Duomo è comunque ricco di pietre fossilifere. Per chi è interessato segnaliamo che in tutto il Duomo sono riconoscibili, nel marmo rosso veronese, numerose ammoniti. Gli stessi gradini della Porta Regia ne conservano diversi esemplari anche di buone dimensioni.
Quinta tappa: ERETICI E STREGHE…
È con il 1238 che una lettera di papa Gregorio IX° istituisce la Sacra Inquisizione a Modena con il compito di perseguitare la stregoneria e gli eretici. Anche il Comune di Modena negli statuti del 1327 inserisce nel VI° libro una sezione dedicata a questo tema. Sacrileghi e bestemmiatori venivano invece puniti dalla giustizia civile. La sede dell’ Inquisizione è nella chiesa di San Domenico, nello stesso luogo dove sorge quella attuale ma situata in modo
Sesta tappa: IL GHETTO EBRAICO…
Un quartiere della antica Modena che comprendeva l’attuale piazza Mazzini, mezzo vicolo Squallore, , mezza via Torre e confinava con l’attuale via Taglio era chiamato il ghetto e comprendeva tutti gli edifici dove abitavano gli ebrei modenesi. Il ghetto era circondato da una cancellata che veniva chiusa ogni notte obbligando gli abitanti a non uscire dal loro rione. Ancora oggi se si percorre vicolo Squallore dalla via Emilia si nota che la parte sinistra, tranne alcune aperture chiaramente recenti, non ha porte né portoni. La presenza degli ebrei a Modena è segnalata dal 1205 però la cultura ebraica ha molti aspetti comuni con quella tradizionale modenese. Basti dire che l’ antichissimo modo di dire “a gh’è casche la ghegna” corrisponde esattamente al biblico “concidit vultus suus“ . Le leggende intorno al ghetto sono numerose, si parla di passaggi segreti che collegano piazza Mazzini ad altre parti della città, di tesori, di sotterranei, di formule magiche incise sui muri delle sinagoghe che hanno preceduto quella attuale e, perché no, di un golem, nascosto tra le rovine di una di queste ed attualmente murato in una delle case del ghetto.
Settima tappa: STRADE D’ACQUA E RIFUGI “SEGRETI”…
Modena, come Venezia, era una città costruita su canali. Solo nel centro di Modena le vie Canalino, Canaletto, Canal-chiaro, Canalgrande e Cerca prendono i nomi da canali, ma anche molte altre strade erano percorse da vie d’acqua, come potete vedere nella carta di sfondo alla figura di questa pagina. Oggi i canali sono stati tutti coperti e quindi la nostra città è percorsa da una fitta rete sotterranea di vie d’acqua, oggi usate come fogne di cui molte, per dimensione sono facilmente percorribili. Ed anche in tempi recenti sono stati percorsi e per molti modenesi e non, hanno costituito una importante via di salvezza. Dopo l’8 settembre 1943 i tedeschi avevano catturato e portato all’interno delle ben sorvegliate caserme di Cittadella centinaia di soldati italiani, sbandati dopo la proclamazione dell’ armistizio. Il rischio minore era quello di essere deportati nei campi di concentramento tedesco, un destino simile a quello di morire. Per fortuna molti riuscirono a calarsi, attraverso i tombini dei cortili delle caserme nella rete fognaria. La maggioranza uscì in viale Storchi e si salvò grazie alla protezione ed all’aiuto dei cittadini.
Ottava tappa: LA “SECCHIA RAPITA” E LA GHIRLANDINA…
Vorrei cantar quel memorando sdegno ch’infiammò già ne’ fieri petti umani un’infelice e vil Secchia di legno che tolsero a i Petroni i Gemignani.” E’ con queste parole che lo scrittore modenese Alessandro Tassoni descrive uno degli oggetti più importanti per la città di Modena, ma sicuri di sapere tutto sulla Secchia Rapita? Ecco le 5 curiosità che non sapevi sull’oggetto della contesa tra modenesi e bolognesi. La storia della contesa tra modenesi e bolognesi per il possesso di questo secchio di alcun valore economico, ma di valore per l’orgoglio delle due città che cercavano di strapparselo a vicenda, nasce da un evento storico realmente accaduto. Il 15 Novembre 1325 2.500 cavalieri e 30.000 fanti bolognesi superarono il confine e invasero il territorio modenese . I modenesi impreparati riuscirono a mettere in campo solo 2.800 cavalieri e 5.000 fanti, guidati da Passerino Bonacolsi, respinsero i bolognesi presso Zappolino fino alla città di Bologna dove li tennero in ostaggio all’interno delle proprie mura per alcuni giorni beffeggiandoli. Questa è una verità un po’ scomoda da accettare per chi vede la Battaglia di Zappolino il potere modenese. Ossia, lo scontro non fu tanto tra modenesi e bolognesi, ma tra i ghibellini che in maggioranza erano modenesi e i guelfi che in maggioranza erano bolognesi, infatti i guelfi modenesi si recarono a Bologna e i ghibellini bolognesi raggiunsero Modena. Vinta la battaglia, i modenesi portarono dinnanzi alle mura bolognesi circondate un secchio che avevano rubato, si tratta della famigerata Secchia Rapita. Scherniti i nemici per alcuni giorni, riportarono il secchio a Modena come premio della propria vittoria e tutt’ora si trova in città. Per chi avesse visitato la Ghirlandina, si sarà accorto che salendo verso il tetto si vede una stanza al cui soffitto è appena la Secchia Rapita. In realtà si tratta solo di una copia, mentre l’originale si troverebbe all’interno del palazzo comunale di Modena. Anche se c’è chi sostiene che anche quella sarebbe una copia, mentre la vera sarebbe nascosta presso San Felice.
Nona tappa: ASTERIX A MODENA E LA “TIGELLA”…
Anche se i resti archeologici attribuibili alle popolazioni celtiche sono relativamente scarsi, forti influssi ha avuto nella cultura modenese la presenza dei Galli nel nostro territorio.Innanzitutto ad essi dobbiamo il suono del dialetto, la coltivazione della vite “sposata” all’olmo, gli insaccati conservati con il sale, le botti di legno.E’ ancora un segno magico dei Celti quello che ancor oggi troviamo sugli stampi (o tigelle) delle crescentine montanare ? Quello che però pochi sanno è che le avventure di Asterix e del villaggio che resisteva al dominio romano possono, storicamente, essere ambientate nel nostro Appennino.Il Frignano infatti, la terra dei Galli Frinati, resistette a lungo a Roma, probabilmente fino al primo impero e pare abbia ceduto non vinto dalle armi, ma conquistato dal benessere e dalla civiltà. Per secoli i guerrieri Galli resistettero, chiusi nei loro Castellar, villaggi fortificati sulle cime dei monti. Anche la toponomastica ci parla di loro: infatti la frazione di Romanoro, non trae nome, come sembrerebbe dai Romani, ma dagli Arrimanni, clan guerriero dei Frinati: il nome infatti deriva da (vicus) Arrimanorum, villaggio degli Arrimanni. I pochi resti di armi e monili celtici sono conservati nel museo civico in piazza Sant’ Agostino.
L’evento, che si terrà sabato, 29 ottobre 2022 (con punto di ritrovo in piazza Grande, davanti al Duomo), partirà alle 19:30, con guida turistica certificata dalla Regione Emilia Romagna e si concluderà alle 21. Auricolari forniti dallo staff, per un eccellente ascolto del tour.
Costo della sola visita guidata (con accoglienza + guida turistica + radio guide sanificate): € 18,00.
Sconto di € 2,00 per gli over 60.
Consigliate, scarpe comode.
IL TOUR È A NUMERO CHIUSO.
Per partecipare alla visita guidata, è obbligatorio prenotarsi, spedendo un WhatsApp/SMS, al numero +39 3897995877, indicando: nome e cognome di ogni partecipante e numero di telefono.
La quota di partecipazione sarà da saldare in anticipo, tramite carta di credito, oppure, bonifico bancario (sarà premura del nostro staff indicarvi i relativi dati, al momento dell’iscrizione, a seconda del metodo di pagamento selezionato).
In caso di maltempo, la visita guidata si terrà ugualmente.
Durante l’evento, verranno scattate fotografie, che successivamente, saranno pubblicate sulla pagina di Facebook.
Buon divertimento con le visite guidate di “I love Emilia Romagna”…
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